19.9.11

Freedom / Jonathan Franzen


Questa sera ho incontrato Jonathan Franzen. È arrivato in aereo dall’Australia per presentare ai parigini la traduzione di Freedom, il suo ultimo romanzo. Simpatica intervista con una Nelly Kaprielian in tacchi a rete e brillante traduttore simultaneo + suggestiva doppia lettura. Da una parte, in english, Jonathan e dall’altra, in french, Charlotte Rampling. Lui per me assomiglia un po’ a RanXerox, lei ha le gambe sottili e lunghe e mi fa pensare a un ghepardo con quella testa lontana e piccola. La traduzione implica uno spostamento di pensiero, un accumulo di pause e accenti che non hanno niente in comune con l’originale. Jonathan legge senza raccontare. Il suo tempo è quello di una telecronaca sportiva. La morale masticata con ironia come una chewing-gum. È il tempo del romanzo che da quanto ho capito, racconta la storia di una famiglia americana. In francese questa storia si appesantisce di toni ottocenteschi e pensieri borghesi assolutamente inutili e soprattutto innaturali. La serata è un successo, il teatro de l’Odeon quasi completamente riempito da un pubblico anglo-francofono. Infine la dedica. Certo avrei potuto esprimermi grammaticalmente meglio quando ho detto (in english) che ancora non ho letto il suo ultimo libro, ma che avevo letto Le correzioni nella traduzione italiana. Lui mi ha chiesto se è una buona traduzione e io ho risposto di si. Poi ho aggiunto che ho apprezzato soprattutto una pagina, e cioè quella in cui non c’è neanche un punto (a parte quello finale). Lui ha capito, mi ha stretto la mano e mi ha consegnato semplicemente il mio Freedom.