di Lucas Cranach mi ricordo la smorfia di cupido quando scopre al contempo la dolcezza del miele e il pungiglione delle api, il blu che fa da sfondo ad alcuni piccoli preziosi ritratti, l’idea di aderenza a un codice e dell’assenza di genio, la natura barocca del segno suo grafico, il senso del paesaggio. Mi ha divertito il percorso raccontato dal cane max che chiacchiera con il cervo che si finge morto per non essere ucciso dai cacciatori, la squisita visionarietà degli angeli che presiedono agli eventi storici occorsi alla sacra famiglia, la profonda ombra lanciata dall’ultima sala, quella dove si trovano i ritratti di Martin Lutero e le immagini chiave dell’iconografia protestante. Lo definirei concretamente astratto.

"Ercole ed Onfale" (1537?)