Sono stata a Aubel, nel paese di Herve, per visitare la sciropperia artigianale della famiglia Nyssen.
Mi hanno accolto Joseph, Claudy e Antoine che sono nell’ordine : il nonno, il padre e il nipote. Sono tre personalità molto diverse, ma unite da una grande passione : la sciropperia ! È un piacere scoprire che esistono ancora realtà come quelle che si trovano nel paese di Hervé dove le colline nascondono colline e ruscelli e fattorie e frutteti e tante, tante mucche…

È un piacere arrivare a Aubel ed essere accolti da una famiglia vera e dalla semplice e squisita bontà di un succo di mela. Sono ancora estasiata dalla vista dei grandi calderoni in rame che servono a raffinare il succo di mela precotto. Uno dei tre racconta una lunga storia. Alla fine del 1800, fu offerto come regalo di matrimonio al bisnonno di Claudy e durante la seconda guerra mondiale, seppe resistere per mesi, nascosto sotto terra nel frutteto, pur di sfuggire alle razzie degli invasori. Calderoni così finora li avevo visti solo dipinti nei grandi affreschi medievali che rappresentano il giudizio universale o in generale qualche supplizio escogitato per esaltare il santo di turno. E già, i peccatori di un tempo si facevano bollire in pentola, come lo sciroppo di Aubel!

Ma andiamo per ordine. Claudy mi accompagna e mi spiega per filo e per segno a cosa servono tutte le cose che si trovano nel capannone che dal 1984 ospita la sciropperia. Si parte dall’esterno, dove si trovano i pallox, ovvero le grandi casse di legno portate dai contadini che tra metà settembre e metà novembre di ogni anno vengono a vendere la loro frutta alla famiglia Nyssen. Si tratta di pere e mele di alberi ad alto fusto. Questi alberi sono meno fruttiferi di quelli bassi, ma non richiedono l’uso di pesticidi e danno frutti molto più saporiti e succosi. Dopo la pesatura, che ha luogo nell’area esterna, la frutta viene immessa nella grande cisterna dove si svolge la prima cottura (4200 kg alla volta). Mescolata nella canonica proporzione 80% pere e 20% mele (frutti interi con queue, peau et mouche), la frutta bollirà dalle due del pomeriggio fino circa alle 3 del mattino quando Claudy arriverà per la pressatura (mise en presse).

Un ingegnoso sistema idraulico pompa il succo in una grande pressa che impietosa strizza i frutti fino a esaurimento. Il succo si raccoglie in un altro condotto che arriva dritto ai calderoni in rame. L’idea di una casa in cui, al posto dell’acqua, dai rubinetti fuoriesce del succo di mele mi riporta per un attimo nel bosco incantato di Hansel & Gretel, che ricordi! Ma ecco che Claudy tira fuori la “mahette” (è vallone!), una specie di grande maryse in legno e rame che serve a mescolare la pozione sbollentante. Serviranno due ore di cottura per ottenere lo sciroppo e alla fine è questione di attimi poiché un minuto più o uno in meno possono vanificare tutto il lavoro. Non esistono macchine capaci di riconoscere quando lo sciroppo è pronto. Il momento giusto è scelto in base all’esperienza dell’artigiano: Joseph, Claudy e poi Antoine…

Ma non è ancora finita poiché lo sciroppo deve ancora finire nei vasi ed essere etichettato. Ci vorrà ancora una notte per lasciare che si raffreddi e poi un sistema moderno per tappare ed etichettare. Una volta per invasare si usava un bel mestolo in rame (che qui si chiama pêlon). Claudy ne conserva uno e credo che lo usi ancora all’occorrenza! Ecco, il giro è finito. Saluto tutti e mi rimetto in cammino verso la città. Attraverso un échalier per uscire da questo mondo idilliaco e inconsciamente mi perdo un po’ prima di ritrovare la via. Passeggio nel parco di Valdieu, attraverso più volte il villaggio di Olne (tra i più belli della Vallonia), Pepinster, Soumagne, Battice, Thimister, Herve… Nel frattempo rifletto sugli ingredienti dello sciroppo e sulla necessità di un luogo di utilizzare le sue risorse, sulla naturalezza delle cose semplici e vere.

Mi chiedo perché i datteri si trovino nella ricetta di un'altra sciropperia e mi rispondo che sarà per far addensare più rapidamente il succo, per scurirlo e per addolcirlo. I soli ingredienti dello sciroppo artigianale di Aubel sono: pere (80%) e mele (20%). Qui, a Aubel, non ci sono palme da datteri. Così, senza aggiunta di nient’altro, né zucchero, né datteri, lo sciroppo si conserva fino a 10 anni. È l’unico prodotto belga elencato tra i presidi di SlowFood, per ora… Rientro a malincuore e senza fermarmi a Liegi. Il Carré può attendere, ci andrò con Marie-Pierre quest’autunno, quando torneremo insieme per vedere e soprattutto annusare gli effluvi della nuova produzione. Per adesso speriamo che piova, se no le pere cadranno tutte prima di maturare. Ah, piova si, ma non troppo ;)